Come lo diciamo ai bambini?

La verità sostenibile

Quando tra mamma e papà le cose non vanno più molto bene, i figli sono sempre i primi ad accorgersene; perché da un po’ di tempo non sorridono più, non si scambiano sguardi di complicità, non stanno più insieme sul divano a guardare la tv…  A partire da questi primi, apparentemente impercettibili segnali, ed a prescindere dalla loro età (siano essi bambini molto piccoli o adolescenti alle prese con i loro mille impegni), si mettono in allarme. Iniziano ad osservare i loro genitori con maggiore attenzione, si inventano strategie, si improvvisano detective, perché sono preoccupati (per se stessi e per i genitori). Già da un po’ di tempo, probabilmente, la loro legittima aspettativa è che i genitori forniscano responsabilmente spiegazioni chiare e per loro facilmente comprensibili su quanto sta avvenendo e che, soprattutto, li rassicurino.

La comunicazione ai figli rappresenta una fase molto delicata dell’evento separativo e proprio per questo dovrebbe essere condotta, da entrambi i genitori previo accordo su tempi, contenuti e modalità, con estrema cura, rispetto ed attenzione, in base alle risorse di tipo affettivo/cognitivo che i bambini/ragazzi hanno per comprendere ed affrontare tale momento.

Comunicare la decisione di separarsi ai figli e la conseguente uscita di casa di uno dei genitori, non è una semplice comunicazione di eventi accaduti o che stanno per accadere. Si tratta di un momento fondamentale, ricco di emotività e preoccupazione a carico dei genitori.

Il mediatore ha il compito di veicolare nella coppia l’idea del comunicare insieme. Capita spesso, infatti, che i genitori cedano alla tentazione di rivelare al figlio la “propria verità” più per rabbia nei confronti del partner/ex partner che per un sincero interesse nei confronti del minore.

Tale atteggiamento è molto dannoso per il benessere del bambino che, inevitabilmente, si troverà di fronte due verità differenti e spesso contrastanti ma entrambi mirati a veicolare una più o meno implicita richiesta di alleanza. Più avanti si discuterà dell’opportunità di trasmettere al bambino quella che chiameremo una “verità sostenibile”.

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