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Il compito istituzionalmente assegnato a chi si occupa di Mediazione Familiare non si esaurisce nell’attività   e nel contatto con le famiglie direttamente coinvolte nella separazione; vi è, infatti, un ulteriore ed altrettanto impegnativo obiettivo da perseguire a medio e lungo termine che consiste nel tentativo di incidere nella cultura della separazione attualmente dominante e che presenta uno scenario fatto di pregiudizi, ostilità, conflitti.

Tale scenario prefigura per i protagonisti della vicenda separativa una riorganizzazione della propria vita e di quella dei propri figli improntata allo scontro, all’interruzione della comunicazione, ad atteggiamenti distruttivi miranti alla “vittoria”  sull’ex partner. Incidere in questa cultura significa agire affinché si prenda atto che la separazione è un evento possibile nella storia di coppia anche se quando ci si sposa “è per tutta la vita”; significa ancora lavorare duramente perché si comprenda che nessun aiuto può provenire ai genitori che si separano (e quindi ai loro figli) se parenti, amici, insegnanti, esperti a vario titolo coinvolti, piuttosto che rispettare la fatica e la sofferenza che la separazione comporta, decidono che sia invece necessario schierarsi con uno dei due, giusto pronunciare giudizi morali, legittimo e doveroso commiserare “la povera mamma”, “il povero babbo” per non parlare “di quei poveri bambini”. Operare in questo contesto presuppone per  un Servizio di Mediazione Familiare approcciarsi a quanti, direttamente o meno, sono chiamati ad intervenire nella vicenda separativa e che spesso giocano un ruolo importante nella quotidianità delle famiglie, proponendo loro momenti di confronto, di approfondimento e di scambio, nella consapevolezza, che ci ripromettiamo e ci auguriamo di trasmettere, che il mediatore familiare non è né lo sponsor della separazione né, tanto meno, il depositario del Verbo da annunciare ai profani.

Tra i contesti privilegiati nei quali affrontare queste tematiche vi è senz’altro l’ambito della scuola, inteso come luogo in cui si svolgono relazioni significative e pezzi importanti di quella quotidianità alla quale si accennava poc’anzi.

L’esperienza che mi accingo a descrivere si riferisce, appunto, ad un percorso formativo rivolto ad insegnanti di ogni ordine e grado, perché è a scuola che i nostri figli trascorrono la maggior parte del loro tempo (più di quanto non ne trascorrano con i genitori); è alla struttura scolastica, in quanto luogo sicuro e accogliente, che li affidiamo perché provveda alla loro crescita culturale; è alle insegnanti che li consegniamo ogni mattina affinché il loro impegno, (che non è solo didattica e registro di classe) si integri con il nostro compito educativo nella prospettiva di fare dei nostri figli dei futuri, buoni cittadini.

Per questi e altri motivi, quando i genitori si separano spesso si rivolgono  alle insegnanti dei loro figli, a volte per chiedere aiuto, consigli, suggerimenti; altre volte cercano il loro conforto o, peggio, quando il conflitto imperversa, ne pretenderebbero l’alleanza e lo schieramento dalla propria parte.

Nel corso dei colloqui di mediazione i genitori si confrontano regolarmente su questo argomento, interrogandosi se sia o meno il caso di informare la maestra della propria separazione; quasi sempre decidono di farlo, perché sanno che per i loro figli la scuola rappresenta un luogo di continuità, di certezze, di rassicurazione in una fase della loro vita nella quale, a volte, la famiglia non riesce a garantire le necessaria serenità.

Riflettere con il mondo della scuola sul fenomeno della separazione e della conflittualità familiare ritengo sia non solo utile ma necessario. Le decine di esperienze finora da me personalmente condotte si dal 1996 con gruppi di insegnanti di nidi, materne, scuole elementari e medie hanno confermato nel tempo che i loro dubbi, le loro incertezze, le loro preoccupazioni sono andate via via aumentando con l’incremento delle separazioni nel nostro Paese.

Dalle risposte al questionario che chiedo di compilare prima di avviare il corso di formazione, emerge che le insegnanti, da parte loro,  si chiedono sovente se l’atteggiamento tenuto con i genitori o con i loro allievi sia stato quello più appropriato, se la risposta che hanno dato ad una certa domanda sia stata quella giusta, se siano riuscite a mantenersi equidistanti nel conflitto tra i genitori. Ebbene, il corso di formazione/aggiornamento  qui presentato si propone di offrire alle insegnanti l’occasione di ragionare in una dimensione di gruppo su questi ed altri dubbi, socializzarli con altre colleghe, cercare insieme delle risposte, scoprire che altre risorse possono aggiungersi alle tante di cui già dispongono, in termini di competenze personali e professionali.

 

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